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L'evasione dalla follia

un mural del GRIDAS all'ospedale psichiatrico "S. M. Maddalena" di Aversa (CE)

La parete era alta circa otto metri, per ventuno di lunghezza, forata da quattro finestre al primo piano, chiuse da inferriate e reti metalliche, e quattro porte al piano terreno, due arrugginite e senza vetri, due in alluminio anodizzato e vetri. Si è pensato, al solito, alla "Stultifera navis", la nave dei pazzi, icona medievale del viaggio nella follia, ma nella nave ci abbiamo messo i veri pazzi: quelli che provocano la pazzia nella gente "normale": le autorità repressive, gli abusatori del potere, un giudice, un capitalista bovino e cornuto, un poliziotto, un vescovo, un militare, un re e una regina, un politico arrogante del suo potere, per es. Andreotti. La nave è tutta rappezzata di pezzi di lamiera arrugginita, e ha pure due robusti piedi, così che possa viaggiare per mare e per terra. Ha due vele, gonfie in direzioni opposte e per bandiera i denari: la follia dell'accumulazione capitalistica.
Sopra la nave aleggia sulla parete l'ectoplasma della follia, in varie tonalità di viola, il colore della passione, con la testa che circonda e ingloba due finestre, così quando la sera si illuminano le si accendono gli occhi.
Al centro della testa campeggia una luna celeste e verdolina (il mal della luna, il poema dei lunatici...) e per naso ha un imbuto (cfr. Jeronimus Bosch, la cura della follia: l'imbuto per accompagnare i "fumi" della pazzia ad uscire dal cervello). Nel corpo sono stati inglobati alcuni fogli con le citazioni delle "lettere all'umanità" scritte da Michele e da tanti altri saggi -matti, e i disegni di Ernesto. Ma nella schiena il mostro si spacca e dal varco i matti escono, con le ali, per raggiungere la libertà. Si riconoscono Ernesto, con l'inseparabile bastone-mazza da scopa, e lo strano cappellino dalla tesa rivoltata, una donna e un altro uomo.
Le ali sono quelle delle farfalle, non perché si tratti di un volo effimero com'è la vita delle farfalle, ma solo perchè sono più colorate ed allegre.
Questo il disegno.
La realizzazione del mural ci ha preso più tempo del solito perchè si sono verificati vari fatti. Prima la difficoltà di procurarsi un trabattello sufficientemente alto, poi il coinvolgimento nei rapporti umani con i cosiddetti matti, che ci ha spinti a sospendere ogni giorno la pittura per distribuire sigarette e, a Michele, un accendino e poi una pipa, e per andare in giro col rullante, i piatti ed altri strumenti musicali, per regalare un momento di gioia ai degenti confinati nei reparti.
Ne abbiamo ricavato un arricchimento umano eccezionale!
Abbiamo conosciuto fette di umanità di cui ignoravamo la stessa possibilità di esistenza: le lettere di Michele, i disegni di Ernesto, le esplosioni di Peppe Cannella, la discrezione di Antonio, detta a voce sommessa, Vincenzo che si è messo in commercio e mi ha venduto un bell'accendino, l'umiltà di Carlino, lo sdoppiamento, triplicamento, quadruplicamento della personalità di Savoldo, il piacere per la danza di Maria, la contentezza di Antonella, delicata nel sopportare una vita di sofferenza, le paure e i sospetti di Salvatore, di Mesagne, titolare del banchetto di vendita di franfellicchi, l'assenza a se stesso di Nicola, la bontà pacioccona di Rocco, la soddisfazione di Anna Maria, le corse traballanti di Gilda, gli atteggiamenti da intellettuale di Amedeo......, ma anche la carica umana e la delicata sensibilità di Raffaele, l'infermiere paterno e missionario, e la convinzione di Ottavio, esploratore delle possibilità della musica di ricucire legami dove la parola non basta...e tanti altri, senza nome, itineranti portatori di umanità, tanto più ricca quanto più sofferente.
"Quanto è tristo il passo di chi, stato fra voi se ne allontana"....
Non vi dimenticheremo mai!
GRAZIE!

Felice, 21 giugno-3 luglio 1996

Vedi anche Mural di Aversa.