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Scampia Felice

Un anno dopo
Ricordo di Pignataro, artista-simbolo del riscatto delle periferie

Poesia per un poeta
Felice era quello «ca purtava 'o carnevale dinto 'o rione, chillo ca purtava nu poco 'e vita» regalando colori a chi cammina. E a chi ha dimenticato come si fa a sorridere


Corriere del Mezzogiorno, domenica 15 marzo 2009, pag. 17


«P''a gente era 'o pazzo 'o mbriacone / chillo ca purtava 'o carnevale dinto 'o rione / chillo ca purtava nu poco 'e vita / mmiezo a chesta gente ca s'è scurdata ' ridere / regalanno culuri all'uocchie 'e chi cammina / pe' 'sti strade senza fine...»
Ho scritto e dedicato questa canzone a Felice Pignataro circa un anno prima che ci lasciasse, il 16 marzo di cinque anni fa: eravamo in piazza Plebiscito durante uno dei tanti cortei per il lavoro; come sempre Felice era lì, a manifestare la sua indignazione con tamburello e fischietto, quando gli confidai che gli avevo dedicato una canzone, allora lui mi sorrise e sorpreso come un bambino mi chiese: perché?

Quel perché lo si trova in tutti i ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e ora non riesce a non parlarne con gli occhi lucidi. Con Felice non è scomparso solo un autentico artista, ma la voce vera e mai rassegnata di Scampia, la voce del riscatto e della dignità di una periferia che è stanca della camorra e delle tante promesse di un governo che la ricorda solo in campagna elettorale.

Felice Pignataro inizia il suo attivismo nel 1967 portando avanti, con la sua compagna Mirella La Magna, una controscuola per i bambini delle baracche, prima di Poggioreale, poi di Scampia, dove si stabilisce definitivamente nel 1972.

Nel 1981, con la moglie Mirella ed altri, fonda l'associazione culturale GRIDAS (gruppo risveglio dal sonno) con lo scopo di provare a risvegliare le coscienze assopite di Scampia. Tra le innumerevoli attività del GRIDAS, che per fortuna resistono ancora oggi, grazie alla costanza della famiglia Pignataro e del collettivo del GRIDAS si realizza dal 1983 ciò che ormai è diventato una tradizione: il Carnevale di quartiere. Un carnevale popolare che ogni anno affronta un tema di attualità, realizzato con materiali riciclati e col coinvolgimento dei bambini delle scuole del territorio, uno dei pochi esempi in cui si riesce a far divertire i bambini e allo stesso tempo s'insegna loro a riflettere. Ma Felice è vivo soprattutto nei colori dei suoi murales, con cui ha sconfitto il grigio materiale e mentale del quartiere e non solo.

Per Felice l'arte appartiene al popolo ed è una forma di conoscenza e di socializzazione, una comunicazione «altra» fatta di immagini e colori che può e deve avere il compito di far riflettere chi l'ammira.

Il suo modo di concepire l'arte al servizio del riscatto sociale è ciò che forse più ha condizionato il mio modo di vedere e di fare musica; Felice mi ha insegnato cosa significano le parole coerenza, libertà, e lo ha fatto senza parlare e senza la presunzione di chi crede di possedere verità e certezze, lo ha fatto col suo esserci sempre e comunque, con la sua arte, con la spontaneità dei suoi gesti e la grandezza di una vita spesa a dar voce, con i colori della pace, a chi voce non ha.

Credo che Felice e il GRIDAS siano la storia più bella che potesse mai essere scritta per un quartiere giovane che storia non ha.
Felice non si è mai risparmiato.
Come un sole che ogni giorno dà luce al buio, ha sempre dato senza mai pretendere nulla in cambio, lontano dai riflettori e dalle logiche della politica istituzionale è vissuto all'ombra e nella solitudine, ma è stato l'unica persona capace di ridare dignità a questa periferia.

La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile nel quartiere, un vuoto sopportabile solo quando ci imbattiamo negli occhi e nei sorrisi di quei bambini che partecipano ogni anno al Carnevale del GRIDAS.


Daniele Sanzone
Cantante degli «'A67»


Scampia Felice