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GRIDAS - Parate di carri che colorano le vie di Scampìa

Metrovie, 24 febbraio 2006, pag 5

Siete mai stati alla parata di carnevale a Scampìa? Potreste farlo domenica: ogni anno la festa trasforma l'intero quartiere, colori e maschere spuntano con coraggiosa vitalità tra i palazzoni di cemento. È dall'83 che il Gridas - il centro sociale nato dall'associazione culturale fondata a Scampìa nel 1981 da Felice Pignataro (scomparso nel 2004, ma la sua creatività continua ad essere contagiosa), Mirella la Magna e altri - promuove l'appuntamento del carnevale «come occasione di denuncia e di critica sociale attraverso l'uso delle maschere, nonchè per creare una 'tradizione' in un quartiere 'senza storia'», come si legge sul sito dedicato a Felice. Ogni anno un tema - quest'anno «2006: Odissea dello spazio - Piazze blindate/Piazze sognate» - sul quale vengono costruiti carri e maschere di cartapesta e materiali di recupero, veri capolavori di manualità, con laboratori aperti a tutti.
nel corso degli anni si sono aggiunti altri gruppi che operano sul territorio; tra questi, «Chi rom...e chi no», che lavora in particolare con i bambini dei campi. «Questo per noi è il quarto carnevale: un momento in cui tutti lavorano insieme e il quartiere si trasforma», spiega Barbara di Chi rom...e chi no.
Un gruppo che lavora costantemente con i bambini durante tutto l'anno: «Abbiamo due progetti in corso - continua Barbara - uno è il 'viaggio nella memoria': Scampìa è un quartiere giovane e sia da parte dei rom che dei napoletani manca una consapevolezza dei luoghi di origine, che aiuterebbe invece a rompere il fatalismo. L'altro è sulla riappropriazione degli spazi: cerchiamo di contrapporre agli spazi negati inutilizzati quelli trasformati e vissuti».
E se l'integrazione tra le comunità sembra un argomento banale, non lo è «per niente, perchè tutti quelli che lavorano con i rom sul territorio lavorano solo con loro, e invece è importante proprio mettere a contatto le due comunità che vivono insieme, ma separatamente, e continuano a subirsi». Come quando capita che le bambine del quartiere, davanti all'entrata della chiesa (brutta quanto ospitale) che presta gli spazi per i laboratori, si impuntano e non vogliono entrare: «ci stanno troppi zingari». Ma poi entrano e lavorano con gli altri - tenuti insieme dal fare, da una pratica del lavoro collettivo. Le diffidenze restano ma questo è un modo per affrontarle - anche attraverso la costruzione delle maschere e del carro con cui parteciperanno insieme alla sfilata di carnevale, trasformandosi tutti in qualcos'altro.

Viola Sarnelli