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La festa di Scampia

Storia - L'altro carnevale

IL CARNEVALE DI SCAMPIA,
PARTORITO DALLA VULCANICA
PERSONALITÀ DI FELICE PIGNATARO,
VANTA ORMAI 25 ANNI DI VITA.
È UN CARNEVALE NUOVO, GENUINO,
FATTO D'IMPEGNO SOCIALE,
DI PROTESTA E LOTTA CONTRO
LA CAMORRA E LA MALAVITA.


l'Espresso napoletano - mensile di cultura, tradizioni e personaggi della Campania - febbraio 2007, pp. 86 e 87
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Forse solo a Napoli può nascere una tradizione "nuova ma antica". In un quartiere dove le strade sembrano avere come storia solo lo spaccio di droga e i morti ammazzati, per un mese ci sono bimbi che giocano, per un giorno non ci sono più zone proibite, per alcune ore si torna a sorridere. Parliamo di Scampia. Il quartiere nato negli ultimi decenni a nord di Napoli per sanare le penurie edilizie di sempre, una radicata vocazione agricola distrutta per creare... un mostro di cemento e asfalto. È qui che vanta ormai 25 anni di vita un carnevale nuovo ma genuino, d'impegno sociale e di protesta e lotta contro la camorra.

Un carnevale partorito dalla vulcanica personalità di Felice PIgnataro, pugliese venuto a Napoli a 18 anni per studiare prima architettura, poi teologia, attivista degli universitari cattolici e infine "missionario" laico e senza etichette con Mirella La Magna, sua compagna, e con i tanti altri compagni di avventura con cui nel 1981 fondò il Gridas, Gruppo Risveglio dal Sonno.

Obiettivo di tante iniziative è stato innanzitutto smuovere le coscienze sui problemi delle periferie, risvegliare attenzione pubblica e sviluppare al tempo stesso una presenza sociale basata sulla bellezza della cultura, praticata, incredibile a dirsi, per lottare contro le condizioni di vita "meno che umane" in cui vivono le persone. Il gruppo incomincia con una prolifica attività di produzione di murales e, dall'estate del 1983, sull'onda del memorabile passaggio a Napoli del gruppo di teatro di strada di Els Comediants, di Barcellona, si prende prestissimo anche la via del carnevale come strumento di animazione per i bambini del quartiere e di visibilità e riappropriazione dei luoghi da parte della cittadinanza.

Da quel momento in poi si è scelto un tema per ogni anno: la vita contro la morte, la pace contro la guerra: assistendo alla fine del socialismo reale e allo pseudo-trionfo del capitalismo si sogna il rovesciamento dei mondi; e poi utopie politiche contro i grandi vertici dei ricchi, contro le paure scatenate dai potenti della terra ma anche da quelli del quartiere. E, ancora, denuncia sociale contro le grandi promesse non mantenute dai governi: tagli di tasse che diventano tagli di servizi, grandi opere che saranno grandi affari per pochi, periferie ove vengono "inaugurate con clamore" cattedrali nel deserto che saranno come sempre abbandonate con altrettanto disonore.

E su questa strada sono andati crescendo e aggregandosi altri gruppi come l'Associazione "Chi rom... e chi no", che si occupa dei problemi delle baraccopoli dei gitani, il "Coordinamento ecumenico Scuola di Pace", che addestra studenti e insegnanti a una soluzione pacifica dei conflitti, il Progetto Chance che riavvicina alla scuola i ragazzi che evadono l'obbligo scolastico, la ludoteca "Vulimme pazzià" di Secondigliano, il Circolo Legambiente "La Gru", il Centro Diurno "Gatta Blu", il Laboratorio "Città Nuova", Arcoiris, il Clan K2 del gruppo scout di Napoli, e poi numerosissime scuole elementari e medie, parrocchie, gruppi spontanei di volontari, religiosi e laici, che operano dentro e fuori il quartiere.

Ed è un impegno grande, preso in un territorio dove regna individualismo e squallore, e dove la prematura morte dello stesso Felice, il 16 Marzo 2004, ha lasciato un vuoto ancor più grande, per il venir meno di un carisma di cui molti sentono una drammatica necessità. Eppure non ci si ferma, i carnevali continuano, e con essi le speranze del quartiere. Gli organizzatori negli ultimi anni sono aumentati, e ricordano che il rapporto con la scuola è fondamentale, ma che è importante che chi insegna vada in classe "non solo con la testa ma anche con le mani".

E perciò si fanno laboratori pratici e creativi, usando in maniera educativa materiali di riciclaggio o di risulta, spezzando così simbolicamente la catena del consumismo che ci divora, restituendo valore alle cose. Ed in questo modo si suggerisce anche un capovolgimento possibile di significati, che aiuti a vedere il mondo in maniera critica: stoffe, cartoni, giocattoli vecchi possono essere ri-usati in maniera impensata e divertente.

E poi bisogna portare tutto nella strada, fare di essa il teatro ove rappresentare le cose realizzate a scuola, liberarsi per un po' dall'incubo dei luoghi impenetrabili e controllatissimi delle bande.

Il tema scelto per questa edizione è: «Filo DIRe/iTTO ovvero chi controlla chi», che trae spunto dai recenti scandali sulle intercettazioni e spionaggi italiani, che rivelano un paese ove il rovesciamento del diritto viaggia sul filo diretto del ricatto, diventa strategia politica e si raffina usando tecnologie che promettono il controllo totale da parte di entità oscure.

I fili che muovono tutto questo sono probabilmente gli stessi che muovono il controllo della droga, delle armi, delle scorie velenose e delle montagne di rifiuti ordinari, oltre che della violenza di qualsiasi tipo. E Scampia sa di non essere per niente "alla periferia" di tutto questo, Scampia è un anello nevralgico di una catena orribile, e lo vuole ricordare a tutti, con consapevolezza, ma anche con il dolce sorriso dei suoi bimbi, con la tenacia di chi non smette di lottare con loro perché abbiano un futuro diverso, loro e noi.


Info

Da metà gennaio, ogni pomeriggio feriale, nella "Casa delle Culture" del Gridas, a Via Monterosa 90b, si svolge un laboratorio per i bambini, per realizzare le figure di cartapesta e le maschere che sfileranno in festa, partendo dalla stessa sede, la mattina di domenica 18 febbraio.



Fulvio Mesolella

La festa di Scampia