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L’albero delle scelte

8 - 10 giugno 1994.
Murales a Caivano (Napoli) “L’albero delle scelte”, uno dei murales programmati anti G7.



Testo illustrativo



Nell’ambito delle iniziative del coordinamento antivertice “Il Cerchio dei Popoli” si sono realizzati dei murales per comunicare alla gente comune come andava vista la cosa (il “G 7”), quali le responsabilità dei SETTE CHIAVICI PIÙ UNO STRONZO, per lasciare una traccia, più durevole della passerella napoletana dei “sette grandi”, che aiutasse a pensare e a riflettere.
Dei murales a Napoli, soprattutto perché qui c’è il GRIDAS, il più prolifico gruppo di muralisti del mondo: centotrenta murales realizzati in tredici anni, in giro per l’Italia, nella più completa indifferenza dei cosiddetti “intellettuali”, anche se “compagni”!
Fare un mural significa utilizzare una forma d’arte popolare perché sottratta alla speculazione economica, e comprensibile ai più, come strumento di comunicazione politica: avere l’occasione di contattare la gente comune, incuriosita dal fatto che si stia dipingendo un muro, e poterci parlare, dire perché lo si fa, che senso ha, perché quelle immagini, a che serve, come la vedete voi, ecc.
È una maniera efficace e comprensibile di comunicare contenuti politici significativi in maniera coinvolgente, e perciò efficace, certo molto più utile della diffusione di volantini partoriti con grande travaglio, concettosi e scritti fitti fitti, che nessuno legge, tipici della sinistra “più sinistra” e perciò più lontana dalla mentalità e dagli interessi della gente comune.
Lo scopo è stato pienamente raggiunto, ma c’è stata una serie di fatti, provocati dalla realizzazione dei murales, che fanno preoccupare, o sbellicarsi dalle risa, o, se si vuole, sconvolgono per la loro assurdità (incredibili, ma veri!).

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Il secondo mural: “L’ALBERO DELLE SCELTE”, a Caivano, al parco verde, uno degli insediamenti della “legge 219” del dopoterremoto, nell’ambito della colorazione delle pareti della “Piazza dei Murales”, fatta con gli abitanti del quartiere.
Un albero, con una metà delle fronde inframmezzate di simboli negativi: armi, droga, gagliardetto fascista, bombe, denari, rivolta verso un campo di containers (la gente del Parco Verde proviene, in gran parte, dal Campo Containers di S. Pietro a Patierno, del dopo terremoto), circondati di filo spinato, per simboleggiare l’isolamento fra il popolo, indotto dal potere, e un’altra metà, fra le cui fronde fanno capolino i volti di alcuni di quelli che hanno indicato una prospettiva diversa all’umanità: la fratellanza, la solidarietà: Gesù, il falegname, Gandhi, il tessitore, Karl Marx, il teorico, Ernesto Cardenal, il poeta, ma anche un palestinese, un curdo, un indigeno delle terre “scoperte” dal capitalismo, in rappresentanza di tutti i popoli oppressi del mondo che, proprio perché oppressi, devono liberarsi e non “essere liberati”.
La metà “positiva” è collegata da un arcobaleno ad una immagine del Parco Verde, con la gente che si da la mano: dall’isolamento del campo containers alla solidarietà riconquistata.

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Estratto da I murales "anti G7" del GRIDAS: una storia tutta da ridere