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La trave di legno

Lungo le rotaie del tram numero uno, Bagnoli Poggioreale, c'erano tante traversine di legno di carrubo.
Una di queste, quando si cambiarono tutte, restò per un poco affianco ai binari finché se la prese Peppe lo scemo e se la portò sulle spalle nella sua baracca. Un pezzo gli servì per sostenere una trave del tetto, un altro pezzo servì da sgabello e il resto servì a riscaldare Peppe e il cane durante l'inverno.
Così la trave di carrubo finì la sua vita.
Era cominciata sotto il sole, scottante della Puglia, un giorno d'estate. Era allora un piccolo albero con le foglie rotonde e lucide, verde chiaro da una parte e verde scuro dall'altra. Stette molti anni là. Conobbe molti contadini, uomini e donne, e anche ragazzi, che lavoravano attorno a lui e si riposavano alla sua ombra. Un giorno, quando era già molto grande, vennero ad abbatterlo e lo tagliarono in molti pezzi tutti uguali. Aveva viaggiato due giorni su un autocarro con rimorchio ed era arrivato a Napoli. Era stato avvitato sotto le rotaie del tram a Piazza Nazionale. I primi tempi si era sentito molto confuso, con tutto il rumore del traffico e con quel gran peso sulle spalle. Poi anche là si era abituato e aveva conosciuto molta gente, di tutti i colori, poveri e ricchi, giovani e vecchi, e i vigili che stavano all'angolo della piazza. Si era sentito molto stanco e, qualche volta, inutile e triste.
Solo quando era arrivato nella baracca di Peppe lo scemo aveva cominciato a sentirsi utile, anche se era stato di nuovo tagliato a pezzi. Quando tornò a stare per aria, anche se incastrato fra le pietre della  baracca, si ricordò di quando ondeggiava al vento, sotto il sole della Puglia. Il vento soffiava in mezzo ai buchi della baracca e lo accarezzava. A terra, reggendo Peppe quando era stanco, gli pareva di nuovo di nascere dalla terra e il fuoco che lo divorava, pure aveva qualcosa dell'afa antica del sole e dei contadini. E poi c'era un po' di pace. Rodò gli si accoccolava intorno e appoggiava su di lui il suo testone. Gli sembrò, infine, di avere fatto una bella esperienza, tutto sommato. Aveva visto altri carrubi bruciati dal fulmine. Aveva visto alberi tagliati a pezzi e altri lavorati a sgabelli. Mai però aveva pensato che lo stesso tronco di un vecchio carrubo potesse, dividendosi in pezzi, vivere in tanti modi diversi ed essere utile a tante persone.
Così imparò che non sempre essere tagliati a pezzi è una perdita, ma può anche essere un aiuto a stare più vicino a più persone.
Senza contare che le diverse posizioni in cui si trovava gli permettevano di vedere parecchi aspetti di Peppe e di starlo a guardare da tutte le parti, partecipando di più alla sua vita.


Scuola l28, 28-29 maggio 1969.