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Storia di un mattone granigliato

Nel pavimento della cucina di una casa scarrupata, proprietà della vecchia Petronilla, in mezzo al terreno battuto e sporco di tutto quello che la vecchia aveva cucinato negli ultimi dieci anni, si nascondeva un mattone granigliato di centimetri quaranta per quaranta.
Un giorno che la vecchia Petronilla se ne stava seduta in un angolo perché non aveva niente da cucinare, il mattone, per reagire a pensieri tristi, si mise a ricordare la sua storia.
Quarant'anni prima egli formava una roccia compatta della montagna sopra Carrara. Gli uomini lo avevano adocchiato e dopo avergli fatto il solletico non le perforatrici gli avevano segato le reni col cavo elicoidale ed egli era precipitato a valle.
Una macchina terribile lo aveva fracassato in tanti pezzetti e dopo qualche giorno questi erano stati cementati insieme per formare un grosso mattone. I pezzi non erano però tutti bianchi: si erano mescolati ai frammenti della roccia di Carrara dei pezzetti grigi e neri provenienti chi sa da dove. Il marmo di Carrara, all'inizio, si sentì offeso, ma poi si abituò. Del resto la vita del mattone era molto varia, anche se non si stava più al sole e ai venti e l'aria che si respirava era molto meno pura.
Fu comprato da un grasso signore che fumava un grosso sigaro e da lui mandato, con molti altri materiali, alla costruzione di un enorme grattacielo. Il mattone fu collocato a piano terreno, in mezzo al pavimento di una banca, e di lì potè vedere tante cose.
Passavano per la banca le persone più diverse: chi aveva molti soldi e chi invece doveva pagare debiti o cambiali. Il mattone cercava di sbirciare le facce delle persone ma non gli riusciva che vedere i loro piedi: ce n'erano che dovevano essere abituati a calpestare ed altri che invece erano stati calpestati spesso. Anche la banca, però, un giorno fallì: il grasso signore era diventato meno grasso, quasi magro, e sigari costosi non ne fumava più. Il grattacielo venne abbattuto.
Il mattone si trovava sotto sotto al mucchio di materiali e ci volle un anno buono affinché la vecchia Petronilla potesse riuscire a trasportarlo a fatica, sulla sua carriola alla traballante baracca dove abitava: non era rimasto che lui del grande grattacielo.
Dalla vecchia Petronilla il mattone venne piazzato sul pavimento e servì da impiantito, da cucina e da stufa. La vecchia si accendeva il fuoco la mattina, quando poteva, e il mattone restava caldo fino a sera. Non era mai stato tanto curato: la vecchia lo spolverava spesso e qualche volta perfino gli parlava. Anche se in quella baracca non entrava mai il sole, c'era una luce di bontà dovunque e il mattone aveva potuto assistere a tante scene tristi o allegre.
C'era un cane, Ribò, che veniva ogni tanto a trovare Petronilla e talvolta qualche bambino sconosciuto portava dei regali a Petronilla. Ella li ringraziava e ricambiava raccontando loro tante storie. Erano storie vere che ella aveva vissuto, ma Petronilla, per rallegrare i bambini, ne cambiava la conclusione. Col passare degli anni il mattone aveva imparato a conoscere Petronilla meglio di tanti uomini. Ricordandosi delle cure che la vecchia gli aveva dedicato, il mattone le rivolse uno sguardo affettuoso. Ma la candela si era ormai consumata e la vecchia sembrava, nell'oscurità, che dormisse. Il Mattone non sapeva che non si sarebbe più svegliata e che anche per lui sarebbe di nuovo cambiata la vita.


Scuola 128, 11 febbraio 1969.

Storia di un mattone granigliato