immagine
indietro

La bicicletta

Nel mucchio di rottami di ferro, allo scasso, sotto la tettoia del vecchio Tomaso, fra gli ingranaggi spaccati e le spranghe contorte e arrugginite, si notavano i rottami di quella che era stata una veloce bicicletta. Adesso non c'erano che due cerchioni, senza più gomme e arrugginiti, con i raggi in gran parte spezzati, la ruota dei pedali senza più i pedali, né catena.
La sella, pure, non c'era più e nemmeno i parafanghi. Se uno non guardava bene non si accorgeva nemmeno che quei pezzi di ferro fossero stati un giorno la veloce bicicletta del giovane Tomaso.
L'aveva trovata, lucida e in buone condizioni, lungo una strada di campagna, un giorno che, non sapendo che fare, appiccicatosi col padrone, se n'era andato bighellonando per i campi come un cane randagio. Stava là, sola e semidefunta, come una vecchia carcassa di animale, ai margini di una pista del deserto. Tomaso nel deserto non c'era stato, ma quel vuoto che aveva dentro, quel giorno, doveva somigliargli parecchio, perciò l'ambiente, in qualche modo, era quello giusto. La ruota di dietro era forata, ma Tomaso, guardandosi intorno, la inforcò e si avviò per la strada, ballonzolando sulla ruota squilibrata. La sera fu impegnata nella riparazione della ruota scassata, tanto impegnata, che Tomaso si scordò tutti i suoi crucci e il giorno dopo, contro il solito, se ne andò a lavorare allegro e di buona voglia, sicuro di sé, tanto che il padrone non sentì nemmeno il bisogno di picchiarlo, stranamente. Da allora, tutte le feste il Tomaso si avventurò nei dintorni del suo povero villaggio, a visitare parecchi degli altri poveri villaggi dei dintorni. Potè visitare, grazie alla bicicletta, parecchi posti da dove non si era mai spinto a piedi, fare corse con il vento ed abbandonarsi a giochi di equilibrio. Le parlava, quando se ne stava seduto sulla sua branda, nel sottoscala dove abitava, quando pioveva.
Poi era cresciuto e aveva cominciato a trascurarla un po', poi aveva avuto una moto, che gli dava più soddisfazione della bicicletta, poi la moto, pure, diventò vecchia e fu sostituita da uno sferragliante macinino montato su quattro ruote, che svolgeva le funzioni di ufficio, mezzo di trasporto, e riparo dalla pioggia durante le lunghe soste presso il mucchio di ferramenta.
Tomaso di quei rottami non sapeva che farsene. Quasi nessuno passava mai a comprarne. Ma ci si era affezionato, forse perché si sentiva un po' un rottame anche lui, sbattuto la con la sua misera "pensione di vecchiaia", il suo macinino, una vecchia caffettiera e un sacco di pensieri strambi.
Ogni tanto, però, il suo sguardo, accarezzando il mucchio di rottami, indugiava fra i raggi della bicicletta e forse qualche pensiero un po' meno triste gli passava per la testa, perché allora sorrideva.


Scuola 128, febbraio 1969.

La bicicletta