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Un occhio sul futuro

16 - 25 marzo 1992.
Murales alla scuola media “Basile” di Giugliano (Napoli), con tre classi, circa 70 mq.


Testo illustrativo



UN OCCHIO AL FUTURO

I murales della scuola "Basile" a Giugliano (NA)


Questo mural è un prodotto del progetto didattico di alcuni insegnanti della scuola media "G. B. Basile" che hanno scelto di indirizzare i loro alunni ad interrogarsi sul futuro.
Un futuro che è continuazione e/o rivoluzionamento del passato, (la continuità della storia), minaccia incombente o prospettiva rasserenante.
Nell'ambito del percorso didattico si è svolta una analisi del passato, la storia, personale e sociale, e l'individuazione di prospettive, probabili, auspicabili o desiderate.
Si sono svolte interrogazioni e interviste, e si è anche disegnato, per proporre delle immagini, più evidenti e sconvolgenti di un qualunque, più o meno articolato discorso.
Per concretizzare il progetto della pittura murale ci si è riuniti per un paio di giorni nel refettorio, dove i ragazzi di tre classi, insieme, hanno cercato di esprimere in immagini ciò che si poteva rappresentare sul muro.
Si è disegnato su strisce di carta da parati che grosso modo corrispondevano, in scala, alle dimensioni del muro.
Si sono individuate visivamente due prospettive, l'evoluzione tecnologica e i cambiamenti nella natura, nell'ambiente, prodotti dalle attività dell'uomo, e si è deciso di rappresentarle sul muro in due strisce divise-collegate da una linea ondulata che rappresenta la continuità, viva, della storia.
Così, in basso, si va da un globo terracqueo selvatico, ma incontaminato, i continenti rivestiti di foreste, il mare limpido e azzurro, ancorché abitati da esseri minacciosi e non certo domestici, i dinosauri, agli interventi dell'uomo, la terra abitata e coltivata, all'invasione dell'urbanizzazione selvaggia, le case aggiunte a case, l'affastellarsi di automobili, fino alla distruzione-incendio delle foreste.
Nella striscia superiore si va dall'uomo che scava con un bastone alla ricerca di radici, alle varie tappe dell'evoluzione tecnologica, dalla pietra appuntita alle asce di pietra, alle asce di metallo, l'invenzione della ruota, il mulino a vento, il mulino ad acqua, biella e manovella, l'utilizzazione del vapore, la ferrovia, la fabbrica, ma anche gli sviluppi della tecnologia al servizio della sete di potere, le armi, gli eserciti, gli aerei, i missili, ecc. per arrivare alle fabbriche chimiche, l'intervento più disastroso sulla natura, e la robotizzazione, come prospettiva incombente di disumanizzazione del progresso nella rinuncia della coscienza a favore della logica del meccanicismo. Accompagna questo sviluppo dissennato l'invenzione e la diffusione del denaro. La conseguenza ultima è la figura del globo terracqueo dove la desertificazione sostituisce le foreste, miasmi e inquinamenti distruggono l'azzurro del mare e varie crepe minacciano l'integrità del sistema.
Restava da definire il futuro auspicabile, desiderato, e lo si è condensato nell'immagine di un occhio la cui sclerotica è rappresentata da due mani che si intrecciano avvolgendo-sostenendo una quantità di volti di diverse appartenenze etniche, a simboleggiare che il futuro più auspicabile è la realizzazione di una collaborazione-affratellamento dei diversi popoli.
L'occhio è collocato al centro del muro, perché è lì che siamo noi, il presente, fra passato e futuro.
Questo sulla parete intera, a sinistra di chi entra.
Poiché lo spazio era poco e poiché nello sviluppo sintetico della storia dell'umanità poco erano rappresentati gli uomini, si è allargato il discorso sulle facciate dei pilastri a destra di chi entra, evidenziando alcuni momenti salienti della storia dell'umanità, così come erano emersi dai disegni dei ragazzi. Reminiscenze dello studio della storia, personaggi estrapolati dallo sviluppo lineare e globale.
Si sono rappresentate perciò immagini di vita della preistoria, e sulla facciata alle spalle, i dinosauri; più avanti l'antico Egitto, e alle spalle il lavoro per la costruzione dei grandi monumenti, ma anche lo scriba che registra gli eventi, l'inizio della storia. Più avanti il medio evo, le lotte fra papato e impero, sulle spalle della povera gente costretta a lavorare la terra, e sull'altra faccia del pilastro le migrazioni fra incendi e roghi e punizioni barbare ed esemplari (il supplizio della ruota, gli impiccati). Poi la conquista dell'America (siamo nel 1992!) e alle spalle gli uccelli coloratissimi e gli uomini liberi nell'ambiente del nuovo continente. Sull'altro pilastro immagini di robot con accenni agli scenari di guerra "tecnologica" dello scorso anno, minaccia incombente di un futuro minaccioso. Sull'ultimo pilastro immagini del futuro desiderato-auspicato: la fratellanza, simboleggiata dall'abbraccio di due uomini, un bianco e un nero, sullo sfondo di violenze razziali, e dall'altro lato la solidarietà espressa dal soccorso del diverso, in luogo della condanna, una sorta di Samaritano del ventesimo secolo, sullo sfondo di una città ostile e paurosa, dai toni violacei.
Al di là dei contenuti particolari del dipinto murale resta il valore di avere dipinto la scuola, testimoniando, così, come essa è proprietà di tutti e allusione alla fecondità di un lavoro educativo che si rappresenta sulla pietra per entrare a far parte della storia e potersi così trasmettere agli altri.
C'è necessità di una "memoria" del lavoro didattico che sia già costruzione del futuro, nella scuola, al servizio di tutti e indicazione di una possibilità di restituzione di significato alla pittura, al disegno, agli strumenti di comunicazione, come prospettiva didattica, ma anche come veicolo di rapporti umani più vivi e coinvolgenti.