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I manifesti in linoleografia

Ogni libro di "educazione artistica" spiega in quattro parole come si fa la linoleografia, ma buona parte dei professori si guardano bene dal farla sperimentare ai loro alunni.

Il linoleum è un materiale usato per rivestire pavimenti e pareti e prodotto in varie taglie e spessori.
Quello buono da incidere è formato da un supporto di tela juta e uno strato di materiale impastato a base di colofonia, sughero, olio di lino e coloranti; lo spessore che noi preferiamo è quello di mm. 3,2 e lo si compra dalla società italiana del linoleum, che lo vende in rotoli dell'altezza di due metri, ma vende anche "spezzoni" di varie dimensioni, al prezzo di ventimila lire al metro quadro. Il linoleum si taglia con una qualunque taglierina, (Stanley n. 199) nel formato voluto.

Tracciato il disegno a matita sul linoleum, (per riproduzioni precise e in scala di fotografie e simili ci si può servire di un episcopio) si procede allo scavo, tenendo presente che l'immagine deve essere invertita, come in uno specchio o nei timbri, in maniera che la stampa venga diritta. Per alcuni disegni è indifferente, ma per le scritte e le carte geografiche è importante per la leggibilità.

Si scava ciò che non deve venire stampato e si lascia intatta la superficie dove invece l'inchiostro deve fare presa.

I negozi di colori e articoli per belle arti vendono gli appositi scalpelli col taglio a V che servono per scavare. I migliori, perché più robusti, sono quelli per il legno, anche se costano di più. Diffidare delle buste a dodici pezzi, prodotte, al solito, da Taiwan, perché sono fatti di ferro sottile che si storce e poi si spezza e la maggior parte dei pezzi non servono a niente: basta un solo scalpello efficiente con taglio a V per fare tutto il lavoro.

Una volta scavata la matrice si procede all’inchiostratura: bisogna disporre di un rullo di inchiostrare, di caucciù.
Anche questi li vendono i negozi di belle arti ma quelli di formato grande costano troppo: ci si può rivolgere a un tipografo o a un meccanico che ripara macchine tipografiche per avere un rullo inchiostratore fuori uso. Ci vuole una superficie piana, un vecchio pezzo di mezzo cristallo, ossia vetro dello spessore di almeno quattro millimetri o un pezzo di plexiglass e, naturalmente, inchiostro tipografico, che è in vendita dai fornitori di tipografie e grossisti di carta al prezzo di undici-diciannovemila lire il chilo, a seconda dei colori e della marca.

Preso con la spatola un po' di inchiostro, lo si lavora per bene col rullo fino ad ottenere uno strato uniforme, ben "macinato".
Poi il rullo si passa sulla matrice, controllando che il colore si sia distribuito uniformemente su tutte le superfici da inchiostrare.

Sulla matrice inchiostrata si poggia la carta, tenendola ben tesa, e sulla carta va effettuata una forte e uniforme pressione.

Esistono in commercio torchi per stampare incisioni, ma i prezzi sono proibitivi. Una pressione efficace si può ottenere passando sulla carta il dorso di un cucchiaio, ma per una superficie grande e per una tiratura notevole è un metodo che esigerebbe troppo spreco di energie e di pazienza.

Per i piccoli formati noi usiamo un vecchio torchio da legatore, (se ne trovano dai robivecchi o allo scasso, con un po' di fortuna, a prezzi accessibili, sulle ventimila lire, contrattando) che ci permette una tiratura di 70-80 copie l'ora. Il torchio va ripulito ed ingrassato e bisogna incollare uno strato di feltro o di sughero sul piano che va a premere sulla carta per favorire la pressione.

Arriva alle dimensioni utili di 20 per 30 cm.

Per formati più grandi, per esempio manifesti o locandine è utile un cilindro di ferro con un asse sporgente (per impugnarlo) che gira su cuscinetti a sfera. Se ne trovano allo scasso, risultato dello smontaggio delle passarelle di carico per navi. Sul cilindro, una volta pulito, è bene incollare uno strato di feltro per favorire l'uniformità della pressione.

Staccata la carta dalla matrice si deve stendere il prodotto ad asciugare. All'uopo è bene predisporre un apposito stenditoio, con fili di ferro e pinzette da tenda, in vendita nei negozi di ferramenta.

Da notare che l'inchiostro tipografico ci mette parecchio ad asciugare; quando è usato a mano, cioè in spessori molto maggiori che nella stampa a macchina. Invece di aspettare una settimana che il manifesto sia asciugato è bene aggiungere all'impasto dell'inchiostro l'apposito essiccativo che si vende dove si è comprato l'inchiostro.

Per pulirsi le mani dopo la stampatura (in genere ci si inguacchia parecchio, anche perché i rulli non sono forniti di parafango) si può usare ovatta industriale (negozi di ferramenta) imbevuta di cherosene e poi polvere detergente per la casa e le piastrelle.
I vestiti sporchi li potete buttare, o conservare, se intendete insistere.

I manifesti in linoleografia