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La liberazione dal consumismo

27 giugno 1994.
Mural “Contro il consumismo” con il Cerchio dei Popoli a vico della Tofa (Quartieri Spagnoli - Napoli).



Testo illustrativo



Nell’ambito delle iniziative del coordinamento antivertice “Il Cerchio dei Popoli” si sono realizzati dei murales per comunicare alla gente comune come andava vista la cosa (il “G 7”), quali le responsabilità dei SETTE CHIAVICI PIÙ UNO STRONZO, per lasciare una traccia, più durevole della passerella napoletana dei “sette grandi”, che aiutasse a pensare e a riflettere.
Dei murales a Napoli, soprattutto perché qui c’è il GRIDAS, il più prolifico gruppo di muralisti del mondo: centotrenta murales realizzati in tredici anni, in giro per l’Italia, nella più completa indifferenza dei cosiddetti “intellettuali”, anche se “compagni”!
Fare un mural significa utilizzare una forma d’arte popolare perché sottratta alla speculazione economica, e comprensibile ai più, come strumento di comunicazione politica: avere l’occasione di contattare la gente comune, incuriosita dal fatto che si stia dipingendo un muro, e poterci parlare, dire perché lo si fa, che senso ha, perché quelle immagini, a che serve, come la vedete voi, ecc.
È una maniera efficace e comprensibile di comunicare contenuti politici significativi in maniera coinvolgente, e perciò efficace, certo molto più utile della diffusione di volantini partoriti con grande travaglio, concettosi e scritti fitti fitti, che nessuno legge, tipici della sinistra “più sinistra” e perciò più lontana dalla mentalità e dagli interessi della gente comune.
Lo scopo è stato pienamente raggiunto, ma c’è stata una serie di fatti, provocati dalla realizzazione dei murales, che fanno preoccupare, o sbellicarsi dalle risa, o, se si vuole, sconvolgono per la loro assurdità (incredibili, ma veri!).

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Il quinto mural: “LA LIBERAZIONE DAL CONSUMISMO”, al Vico della Tofa, ai Quartieri Spagnoli, il “centro storico” di Napoli, quello che il progetto “NeoNapoli” del fu Pomicino voleva sottrarre ai proletari per ospitarci i signori. Quello dove, da sempre, vivono i disperati napoletani, cui, ultimamente si sono aggiunti i disperati extracomunitari, essendo gli alloggi a basso affitto.
Su due lati di un muro di recinzione attorno all’area dove, alcuni mesi fa, è crollato un palazzo fatiscente, fortunatamente senza far vittime, si è dipinto, con i ragazzi del quartiere, un capitalista che distribuisce, intascando denari, cose inutili: patatine, Coca-Cola, Sprite, Fanta, chewing gum, oggetti di plastica, e i ragazzini che si sono lasciati convincere, col televisore al posto della testa, come il capitalista, che giocano a flipper. Girato l’angolo, tra i fiori giganti, ci sono i ragazzini liberi, che giocano con i giocattoli belli perché ce li si fa da sé e non costano niente: la bambina con la bambola di pezza, il bambino con l’aquilone, il bambino sul “carruociolo” (una sorta di skateboard antico, fatto con tavolette ritrovate e cuscinetti a sfera usati, ottenuti dai meccanici, in veloce discesa sull’asfalto liscio, con rombo assordante che disturba la siesta dei vecchietti), la girandola di carta, la fionda per cacciare gli uccelli.

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Estratto da I murales "anti G7" del GRIDAS: una storia tutta da ridere